domenica 20 novembre 2016

I romanzi di paura che hanno ispirato Welcome to Insomnia



Quando ho cominciato a pensare di scrivere un libro che avesse come protagonista la paura, o meglio le paure, ho deciso che prima di prendere in mano la penna avrei dovuto immergermi completamente nella letteratura di genere e riemergerne solo quando, dopo aver assaggiato i piatti preparati dai miei predecessori, avrei saputo cucinare una mia ricetta, originale e appetitosa. Essendo un appassionato, nel coro degli anni avevo già letto molto dei grandi maestri del brivido: da E.A. Poe a Stevenson, da Bram Stoker a Mary Shelly  fino ad arrivare ai contemporanei Stephen King e Klive Barker, ma, se di alcuni avevo bisogno solo di un ripasso, di altri a me sconosciuti volevo esplorare  la possibilità di scrivere per ragazzi parlando agli adulti. Un compito non facile, ecco i titoli che mi hanno guidato, ve li propongo in ordine cronologico di lettura:

dicembre 2015, “Le nere ali del tempo”- Diane Setterfield.  L’ho letto durante le vacanze di Natale, al mare, in una bellissima stanza resa indimenticabile da uno splendido portale barocco di pietra leccese che incombeva sulla mia testa. È la storia di un ragazzo di dieci anni che, per scommessa, uccide con una sassata un corvo. La sua vita da lì in poi non sarà più la stessa e fino all’età adulta sinistri presagi lo accompagneranno. Mi è piaciuto il motore della vicenda: come un dettaglio apparentemente insignificante, ma molto simbolico, possa influenzare un’intera esistenza.

Dicembre 2015, “Il carro magico”- Joe Lansdale. Sempre durante le vacanze, in realtà non è un libro di paura, anzi è ambientato nel Texas di inizio 900, scenario nel quale si muovono un ragazzo che ha perso la sua famiglia e una strampalata compagnia che gira il West con un carro per vendere un’improbabile rimedio contro tutti i mali, costantemente inseguiti da una tempesta che non arriva mai. DI Lansdale avevo già letto molto, uno per tutti, “In fondo alla palude” e i più attenti lettori di “Welcome to Insomnia” avranno già capito che il mio ricorso insistente ai paragoni iperbolici e surreali è un tributo a questo maestro.

Gennaio 2016, “Il ragazzo invisibile”- Gabriele Salvatores. Avevo già sentito un’intervista al regista che parlava del film, che però non avevo visto. Così, quando ho notato che una mia alunna stava leggendo il libro da cui era tratta la sceneggiatura, le ho chiesto cosa ne pensasse. Lei mi ha detto che era molto coinvolgente, subito gliel’ho chiesto in prestito. Aveva ragione: la prima parte soprattutto è molto riuscita con la costruzione del carattere del giovane  protagonista, attuale ed empatico e l’espediente con il quale diventa invisibile, oltre soprattutto alla metafora dell’invisibilità degli adolescenti. Non ho amato particolarmente il finale, che non svelo, e ho pensato che il mio avrebbe dovuto essere molto più convincente.
Febbraio 2016, “Stand by me: ricordo di un’estate” / “IT”- Stephen King. Li ho accomunati perché avevo già letto  entrambi, ma mi serviva ripassarli per capire come il maestro dell’horror moderno fosse riuscito a mescolare paura e romanzo di formazione e soprattutto come si faceva a creare quella suggestione che fa sì che un libro appassioni generazioni  di giovani e adulti. Lui c’è riuscito, io ci ho provato.

Marzo 2016, “La scala urlante. Lockwood & Co.”- Jonathan Stroud.  La copertina di questo libro non mi aveva particolarmente colpito, sembrava schiacciare l’occhio al genere fantasy più che alla paura ed essere rivolta ad un pubblico più piccolo del mio. Mi sbagliavo. Questo romanzo racconta di una Londra futura dove c’è un’epidemia che trasforma le persone in fantasmi e solo gli adolescenti, organizzati in squadre di ghostbusters, armati di spade d’argento e limatura di ferro, possono sconfiggerli mettendo a serio rischio la propria vita. I fantasmi eh? Argomento interessante.
 
Marzo 2016, “La strana biblioteca”- Marukami Haruki. Un autore cult, il cui nuovo libro era da me molto atteso. L’idea che le stanze delle biblioteche nascondano mondi paralleli misteriosi  e a volte molto pericolosi, mi stuzzicava molto. Il libro è ovviamente una grande metafora e dietro ad ogni angolo si nasconde un simbolo e un percorso di riflessione. C’è un solo problema: per i miei gusti  è troppo breve, arrivato presto alla fine ti rimane l’acquolina in bocca, avresti voglia che l’esplorazione continuasse che si aprissero nuovi squarci, ma il viaggio è finito. Al mio animo pop  mancava il colpo di scena e la sorpresa, allora mi sono chiesto: quale finale avrei scelto io?

Aprile 2016, “Anya e il suo fantasma”- Vera Brogsol. Questo non è un romanzo, ma un fumetto, una graphic novel. L’ho letto durante le vacanze di Pasqua, assaporando quel pallido sole d’aprile e respirando quell’aria frizzante che risvegliano il corpo e la mente. Mi ci voleva una storia come questa dove le protagoniste sono delle ragazze e dove l’autrice, non a caso americana ma di origine russa, mi ha fatto capire che il mio progetto di usare la paura come cornice per parlare di storie di adolescenti alle prese con il difficile mestiere di crescere, era assolutamente fattibile. Da qui in poi ho deciso: niente vampiri, niente zombie,  i fantasmi sarebbero stati i protagonisti prescelti!
Maggio 2016, “La casa delle vacanze”- Clive.Barker. Questo romanzo del mitico creatore di Hellraiser e molte altre storie, l’ho scovato nella piccola ma affascinante biblioteca della mia scuola. Anche in questo caso la copertina non invogliava granché, da qui l’idea che la mia avrebbe dovuto essere invece molto suggestiva, ma lo scrittore non poteva tradire. E non lo ha fatto. È il romanzo moderno più vicino ad una fiaba paurosa che abbia mai letto, un “Hansel e Gretel” dei giorni nostri. Attenti quando siete assaliti dalla “grande noia di febbraio” e qualcuno vi invita in una casa dove splende sempre il sole…
Giugno 2016, “L’estate dei fantasmi”- Saundra Mitchell. L’ho letto proprio all’inizio dell’estate e mi è piaciuto talmente tanto che l’ho inserito tra i libri consigliati ai ragazzi per le vacanze. Ha ragione Roald Dahl quando dice che i romanzi sui fantasmi belli e resistenti nel tempo si possono contare sulle dita delle mani e che la maggior parte di questi sono stati scritti da donne. Avevo dunque un problema di genere, ma questa storia dove i primi innamoramenti e le amicizie adolescenziali si mischiano alla scoperta di qualcosa che è proibito e che non sta bene dire, mi ha aiutato a prendere definitivamente la strada che avevo immaginato.
 
Giugno 2016, “Io sono Helen Driscoll”- Richard Matheson. A questo punto mi mancava solo la ciliegina sulla torta, lo spunto finale che mi convincesse che questa mia scommessa si poteva vincere. Avevo bisogno di una pacca sulla spalla da uno dei miei scrittori preferiti. Così ho scoperto, rileggendo una piccola enciclopedia della paura, allegata ad un vecchissimo albo di Dyan Dog, che per Tiziano Sclavi questo è uno dei più bei libri di fantasmi mai scritto. Non sbagliava. L’irrompere nella vita tranquilla di un padre di famiglia, di una inquietante presenza femminile notturna, sconvolgerà la sua routine e il suo modo di vedere la vita. Il nome della mia affascinante presenza ectoplasmatica, Hell(en) è un malcelato tributo a questo romanzo.

A questo punto ero pronto per scrivere la mia storia di fantasmi, soprattutto di quelli che sono ben nascosti, dentro di noi. Qual è il vostro romanzo di paura preferito? Scrivetemi e raccontatemelo, non vedo l’ora di scoprire cosa si nasconde dietro le porte scricchiolanti che ancora non ho aperto.

 

gianlucaalzatiinsomnia Web Developer

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